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La chiesa di Santa Maria Nuova a Fano

chiesa santa maria nuova fanoLa Chiesa venne costruita nel luogo attuale negli anni 1524-25 dai Frati Osservanti che vi trasferirono portale, pale e coro provenienti dall’antica Chiesa di San Lazzaro extraurbana nella zona del lazzaretto.

Di tale periodo resta il bel portico a tre campate, abbellito dal ricomposto portale a candeliere dell’antica chiesa abbandonata, opera pregevolissima dello scalpellino-scultore Bernardino di Pietro da Carona realizzata nel 1498.

L’interno fu invece completamente rinnovato dopo il 1708 su disegno di Domenico Vici e tipici dello stile tardobarocco sono i medaglioni ovoidali con immagini di Santi posti ad ornamento delle paraste, la volta a sesto ribassato e i grandi altari dipinti a finti marmi Splendide opere d’arte sono le pale poste nel primo e secondo altare sulla sinistra: raffiguranti la prima la Visitazione (dipinto fra i più apprezzati di Giovanni Santi) e la seconda l’Annunciazione (fra i dipinti più soavi e gentili di Pietro Vannucci detto il Perugino), entrambe databili intorno al 1488-90.

Non meno prezioso, nel terzo altare sulla destra, è il complesso comprendente la grande pala della Madonna in trono con il Bambino e Santi (opera firmata dal Perugino e datata 1497), la sovrastante lunetta della Pietà e la bellissima predella con i cinque scomparti delle Storie della Vergine (Nascita, Presentazione al Tempio, Sposalizio, Annunciazione e Assunzione) alla cui realizzazione c’è chi pensa abbia collaborato il quattordicenne Raffaello Sanzio, allievo allora del Perugino.

Di importanza minore sono tutti gli altri dipinti: la seicentesca Madonna con il Bambino e Santi del pesarese Giovanni Maria Luffoli (quarto altare a sinistra) e il coevo Battesimo di Gesù del fanese Giovanni Francesco Giangolini (primo altare a destra). Del francescano P. Attanasio Favini da Coriano è invece la grande tela con il SS. Salvatore sullo sfondo del presbiterio (fine sec. XVIII).

Di grande pregio è il coro intarsiato e intagliato dai fratelli senesi Antonio e ndrea Barili che lo portarono a termine nel 1489. Proviene dall’antica chiesa di S. Lazzaro ed ha purtroppo subito manomissioni e rifacimenti per i danni subiti nel corso dei secoli e soprattutto in seguito al crollo del campanile durante il secondo conflitto mondiale.

Nella piccola Sagrestia cinquecentesca è oggi conservata una predella (già all’interno della chiesa) con Storie della Genesi attribuita all’eugubino Benedetto Nucci che fu allievo del pittore fanese Giuliano Persciutti (sec. XVI).
Usciti dalla chiesa si prende la via Alavolini che ha sulla sinistra la mole imponente dell’antico Palazzo Alavolini (poi Borgogelli-Ottaviani e Franchi-De Cavalieri).

L’edificio è formato da due fabbriche distinte, separate da un vicoletto e unite sul fronte da un’unica facciata.

All’interno del primo fabbricato meritano una visita il grande scalone settecentesco (affine ad altri scaloni coevi attribuiti ad Arcangelo e Andrea Vici) e il salone del piano nobile con pregevole soffitto ligneo a cassettoni (sec. XVI) e raffinate composizioni a stucco sulle pareti con episodi mitologici in chiave rococò opera del plasticatore milanese Giuseppe Tamanti (seconda metà del sec. XVIII).

Il secondo fabbricato ha invece un luminoso atrio con graziosi portaletti rinascimentali, aperto mediante tre arcate su un vasto giardino a cui fa da sfondo una parete monumentale a timpano con nicchione centrale, statua di S. Michele e sottostante fontana (sec. XVIII).

Proseguendo, la via Alavolini sfocia in via Montevecchio davanti al severo Palazzo Vescovile, ricostruito quasi interamente nella seconda metà del sec. XVII, ma che conserva sulla destra anche una parte del primitivo paramento romanico con tracce di elementi scultorei coevi (sec. XII).

Nell’atrio e nei saloni del piano superiore sono conservate alcune epigrafi romane, una testa di Cibele, (o di Tyche-Fortuna) appartenuta ad una statua di grandi dimensioni e diverse tele dei secoli XVII e XVIII,  comprese opere del Guerrieri (Virtù Cardinali) e del Ceccarini (Martirio di S. Lucia).

Nello stesso palazzo ha anche sede l’Archivio Diocesano e Capitolare che custodisce importanti documenti (pergamene, codici, corali, libri di adunanze e contabili, lettere, ecc.) oltre a messali, parati, pastorali, vasi e arredi sacri.

Percorrendo via Montevecchio in direzione ovest, si raggiunge e oltrepassa il piccolo voltone che sfocia nella raccolta piazzetta Cleofilo, dominata dalla spoglia facciata tardocinquecentesca della chiesa di S. Maria del Suffragio.

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